Urban Shadows - La vita di Bianca



In seguito agli eventi della scorsa sessione di Urban Shadows Francesca (la giocatrice che interpreta Bianca, la cacciatrice di vampiri) ha deciso di scrivere una sorta di "lettera a se stessa" del suo personaggio.

La cosa mi ha sorpreso molto, piacevolmente, dato che vuol dire che la campagna ha coinvolto i giocatori molto più del previsto.

Diamo quindi un'occhiata ai segreti pensieri di una cacciatrice di vampiri.


A Bianca,

Chissà da quanto tempo non trovo un attimo per riflettere con calma... anche adesso ho giusto i minuti contati, ma sento il bisogno di mettere in fila i miei pensieri perché troppe cose sono accadute e altrettante stanno accadendo.

Devo fare delle scelte ed ho bisogno che la mia mente sia lucida.

Spero di sbrogliare la matassa dei miei pensieri gettandola su questo foglio, capirò se ha senso dipanarla o se è meglio tagliare questo nodo di Gordio e lasciarmi tutto alle spalle.

Tutto è iniziato qualche mese fa, quando Marco si è rifugiato a casa mia, terrorizzato dai poteri che non sapeva di possedere.

Ho pensato ad una banale coincidenza, ma è lì che è iniziato tutto.

In quasi 20 anni di vita raminga non ho mai avuto una relazione stabile e Marco non faceva eccezione, l'ho chiarito con lui fin dai primi incontri che non mi interessava una rapporto serio. La mia vita ed i pochi fugaci affetti che ho conosciuto in questi anni sono sempre passati in secondo piano rispetto all'oggetto principale della mia caccia: mio padre.

Lui, il carnefice che ha sfruttato la sua famiglia ed ucciso mio fratello, l'immondo vampiro che si è nutrito di noi tutti prima di scappare e scomparire nel nulla non appena la situazione è divenuta troppo pericolosa.

Io sono cresciuta amandolo nell'ignoranza della mia infanzia ed odiandolo nella consapevolezza dell'adolescenza, quando ho scoperto la sua vera natura.

Questo odio mi ha nutrita e mi ha dato la forza di andare avanti, ha riempito le mie giornate ed i miei pensieri... vivevo solo per il fremito che provavo nell'annientare quelli della sua specie, immaginando ogni volta il suo volto al posto di quello della mia preda. Il silenzio delle mie giornate, il vuoto della mia vita si colmava nutrendo il mio rancore, alimentando le fantasie di come lo avrei annientato, di quanto la mia vendetta sarebbe stata spietata, implacabile e giusta.

E poi è successo.

Grazie ai miei contatti qui a Venezia, grazie a tutte le trame intessute in questi anni, alla fine i nodi sono venuti al pettine ed ho scoperto che il mostro della mia adolescenza, il Barbablù, l'uomo nero dei miei incubi, altro non era che un grigio patetico scarafaggio che durante il giorno vestiva i panni dell'impiegato in un ufficio postale.

Ucciderlo è stato fin troppo semplice e non mi ha dato piacere.

Intendiamoci, non ho provato alcuna pietà, né un rigurgito tardivo di amore filiale... il fatto è che non ho provato nulla.

Ho raggiunto lo scopo della mia vita e non è stato un granché, questa è la verità che cerco di nascondere a me stessa. Questo è ciò che mi spaventa quasi quanto l'interrogativo che tento di ignorare: e ora?

Devo e voglio pagare i miei debiti, certo. Vincent ed Ottaviano mi hanno aiutata ed io mi sono impegnata a supportarli come posso nel terribile scontro che si terrà nei prossimi giorni, ma poi?

Cosa mi lega a questo posto? Come si fa ad imparare a vivere per qualcosa di diverso dalla caccia e dall'odio dopo che si è passato l'intera vita a farlo?

Sono poche le cose che riescono a colpirmi, vivo tutto come un sogno ovattato... ho subito addirittura un esorcismo e stento a ricordarlo come un evento reale, lo sento come un brutto incubo che si è dissipato con le luci dell'alba. Anche se il risveglio non è stato esattamente una passeggiata, bisogna riconoscerlo, sono quasi morta. Ma il punto è proprio questo: mi interessa vivere ancora? Per cosa vivono le persone normali?

Marco continua a seguirmi, ma è cambiato talmente tanto da quando ha scoperto le sue potenzialità di mago... si ostina a volermi "proteggere", come quel giorno in questura, in cui stava per far saltare del tutto la mia copertura. Lo preferivo com'era quando l'ho conosciuto: un bravo croupier con un intuito innato per le probabilità, ma alla fine un uomo normale.

Adesso che ha assaggiato la magia e la possibilità di una vita ultracentenaria ha perso molto della sua attrattiva, la sete di potere ha spento in lui ciò che c'era di bello e di spontaneo. Sento puzza di biblioteca quando mi abbraccia e questo non è certo esaltante.

Cosa mi resta?

Forse qualcosa mi resta, inutile girarci intorno: è questo il motivo per cui sto confidandomi con questo pezzo di carta. Proprio mentre stavo chiudendomi per l'ennesima volta in me stessa -ma senza il conforto del rancore e l'odio per la preda oramai catturata- ho conosciuto una persona che ha gettato una luce diversa, che mi ha fatto intravedere qualcosa di diverso e soprattutto di interessante.

Abbiamo avuto qualche incontro ravvicinato piacevole – molto piacevole a dire il vero- e se fossi la persona che sarei potuta essere se non avessi consacrato la vita all'odio e alla caccia potrei invaghirmi di lui, ma decisamente non sono ancora familiare con questo tipo di sentimenti.

Il fatto è che quando mi ha chiesto se avessi voluto seguirlo in Arcadia ho sentito la mia stessa voce acconsentire, prima che potessi pensarci davvero. Perché l'ho fatto?

Scrivere non è stato poi così inutile, sento il nodo dei miei pensieri sciogliersi piano piano.

Il punto è che mi sento impotente oltre che demotivata: cosa può un mortale contro il mondo sovrannaturale? Tutto l'allenamento, tutti i sacrifici, tutto è stato inutile. Il mondo è loro e possono fare il buono e il cattivo tempo.

Adesso mi viene offerta l'opportunità -se gioco bene le mie carte- di iniziare un nuovo percorso: so che i mortali se seguiti da un mentore adatto possono sviluppare nuovi poteri affini a quelli dei fatati.

Quello che fino a qualche giorno fa consideravo lo scopo della mia vita -schiacciare quell'immondo scarafaggio- altro non era che la prima parte del mio percorso.

Ora devo solo capire se Keran vorrà fare questo per me.

Il tempo di bruciare questo pezzo di carta e sono pronta: una nuova sfida, un nuovo obiettivo da raggiungere e finalmente una ragione per schivare i colpi dei miei nemici.

Immagine tratta da: Torange.biz

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